La nidificazione di un rapace rappresenta un elemento emozionale e informativo di grande interesse. Un predatore testimonia la buona salute della comunità in cui esso vive e tutte le fasi della sua riproduzione possono raccontare, a specialisti come al grande pubblico, addentellati su ecologia, evoluzione, segregazione territoriale e comportamenti familiari.
Tra i rapaci che frequentano il Parco nazionale del Vesuvio particolarmente interessante è il Falco Pellegrino (Falco peregrinus); predatore all’apice delle catene alimentari, è diffuso con diverse sottospecie in tutto il mondo. Pur non essendo un grande rapace – l’apertura alare non supera di solito i 110 cm, mentre la lunghezza, coda compresa, sfiora il mezzo metro – il Falco pellegrino può cibarsi anche di uccelli di medie dimensioni, grandi almeno quanto un Piccione; la sua presenza dipende fortemente dalla disponibilità di prede, di solito altri uccelli catturati abilmente in volo.
Falco peregrinus
Pur essendo abbastanza intollerante al disturbo umano – frequenta ambienti diversi dal livello del mare fino a quote attorno ai 1.500 m, purché siano presenti pareti rocciose adatte alla nidificazione – non è raro scorgerlo su costruzioni artificiali quali grandi edifici in città anche fortemente antropizzate, specialmente torri e campanili. Capace di raggiungere in picchiata velocità di poco inferiori ai 300 km orari, si riconosce per il capo nerastro e il piumaggio sfumato nelle varie tonalità del grigio, in forte contrasto con il ventre, tendenzialmente biancastro o giallo, punteggiato di nero.
La femmina è di solito più grande del maschio, depone da 2 a 4 uova in nidi generalmente posti all’interno di cavità in pareti rocciose, più raramente su alberi o campanili. In Italia meridionale è presente una sottospecie tipicamente mediterranea, il Falco peregrinus brookei.
Nel territorio del Parco il Falco Pellegrino è migratore regolare e nidificante con poche coppie; la nidificazione è documentata dal 1992, con una o due coppie nidificanti nelle pareti interne della caldera del Monte Somma e nelle pareti di roccia lavica del lato interno del cratere del Vesuvio; da alcuni anni quest’ultimo sito viene utilizzato regolarmente da una coppia, monitorata nell’ambito di più vaste ricerche che l’Ente Parco svolge sui rapaci migratori.
La nidificazione nel Gran Cono rappresenta una straordinaria occasione per divulgare e sensibilizzare il grande pubblico sulle tematiche della biodiversità, ed acquisire informazioni sulla biologia riproduttiva della specie attraverso la cattura e l’analisi di immagini della nidificazione in tutte le sue fasi. Inoltre la possibilità di utilizzare sistemi di raccolta di immagini e il loro trasferimento su canali dedicati consente un’azione comunicativa a basso impatto per la specie e grande potenziale informativo ed emozionale.
L’Ente Parco ha avviato un progetto di ricerca basato sulla raccolta ed analisi delle informazioni sulla biologia riproduttiva del Falco Pellegrino, istallando in periodo non riproduttivo una o più webcam sul sito di nidificazione posto all’interno del Gran cono del Vesuvio, scegliendo opportunamente le soluzioni ideali a renderle criptiche.
Le videocamere, alimentate da batterie sostenute da un pannello solare (posizionato a debita distanza) saranno controllate e attivate da remoto nel periodo di nidificazione.
Le camere traferiranno le immagini a mezzo di un canale web dedicato e potranno essere fruite da diverse postazioni remote, assolvendo alla duplice funzione divulgativa e conoscitiva per i ricercatori che raccoglieranno preziosi dati sulla riproduzione di questi uccelli.