L'unico vulcano attivo dell’Europa continentale
Il Vesuvio, unico vulcano attivo dell’Europa continentale, fa parte di una vasta area vulcanica che si è originata circa 2 milioni di anni fa, durante le fasi tettoniche connesse all’apertura del bacino tirrenico e all’assestamento della catena appenninica; l’attuale forma del vulcano è il risultato del continuo susseguirsi, negli ultimi 25.000 anni, di eruzioni esplosive ed effusive.
Questi eventi hanno in parte demolito il vulcano più antico, il Monte Somma, all’interno del quale si è originato il Gran Cono del Vesuvio: l’insieme dei due edifici vulcanici prende il nome di complesso vulcanico Somma - Vesuvio.
Il Vesuvio ha una tipica forma tronco-conica il cui punto più alto raggiunge i 1.277 m s.l.m.. Il cratere ha attualmente un diametro di 450 m ed una profondità di 300 m. Alla base del cratere e all’interno della caldera del Somma si trovano diverse bocche eruttive, dalle quali sono fuoriuscite molte delle colate laviche di epoca storica, a partire dal tra il 1631 fino all’ultima eruzione del 1944.
Attualmente sul Gran Cono del Vesuvio sono presenti piccole fumarole, segno del suo stato di “riposo attivo” quiescenza.
Il Monte Somma
Il Monte Somma ha un’altezza massima di 1.132 m s.l.m., in corrispondenza della Punta Nasone, ed un diametro alla base di circa 15 km. Il Monte Somma è l’edifico vulcanico più antico del complesso, demolito in gran parte dagli eventi eruttivi susseguitisi negli ultimi 25.000 anni, durante i quali si è originato al suo interno il Gran Cono del Vesuvio.
Attualmente il Somma ha una forma ad arco, aperto a sud, che circonda il Gran Cono in tutto il settore settentrionale. Ha una superficie solcata da profondi valloni, denominati lagni, che raggiungono anche le quote più basse, ed una cresta notevolmente articolata e frastagliata, costituita da una serie di grossi spuntoni di roccia chiamati localmente cognoli.
La caldera del Somma, ovvero il cratere formatosi dall’attività vulcanica, ha un diametro alla base di circa 15 km e contiene al suo interno il Gran Cono del Vesuvio, separato dalla Valle del Gigante, oggi ricoperta dalle numerose colate laviche prodotte nel corso degli ultimi secoli.
La Valle del Gigante è suddivisa in Valle dell’Inferno ad est e Atrio del Cavallo ad ovest. Le pendici del Somma rappresentano alcuni degli ambienti più selvaggi ed incontaminati del Parco: in particolare gli estesi boschi misti mesofili, caratterizzati dalla presenza di castagni, robinie, betulle, aceri napoletani ed ontani napoletani, e di una ricca fauna.
© Gianluca Annunziata
L'attività vulcanica
L’attività vulcanica del Somma-Vesuvio si è manifestata nel corso del tempo in diverse forme e con diverse intensità. Le manifestazioni più evidenti e rievocate sono certamente le eruzioni, ovvero i fenomeni di espulsione di prodotti vulcanici dal cratere centrale o da bocche e fratture laterali: in funzione delle caratteristiche del magma le eruzioni assumono diverse caratteristiche, intensità e forme.
Le eruzioni “effusive”, caratterizzate da magma con basso contenuto in gas e abbastanza fluido, generano flussi di lava che scorre relativamente tranquilla verso valle: è il caso, ad esempio dell’ultima eruzione del 1944, di cui si trovano ancora evidentissime tracce a partire dalla Valle dell’Inferno e fino a valle, in prossimità di San Sebastiano al Vesuvio.
Le esplosioni “esplosive” sono eventi solitamente più impattanti: il magma che raggiunge la superficie è molto viscoso e ricco in gas e dà luogo all’espulsione di pomici, ceneri, lapilli e frammenti del condotto vulcanico, misti a gas incandescenti, che possono arrivare anche a lunghe distanze, causando enormi distruzioni. Eruzioni esplosive, classificate come “pliniane” o “sub-pliniane”, dal nome di Plinio il Giovane che descrisse per primo tale fenomeno, sono state ad esempio quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti, e quella del 1631 che causò molte vittime e distrusse molti centri abitati alle falde del vulcano.
Attualmente il Vesuvio si trova in una fase di “riposo attivo” quiescenza e la sua attività è rilevabile sia dal susseguirsi di numerose ed impercettibili scosse di terremoto, ma anche dalla presenza, all’interno del Gran Cono e lungo le pendici, di fumarole. Si tratta di una risalita di vapore acqueo in superficie, originato dall’incontro di acque sotterranee (magmatiche e non) e materiale caldo ad una certa profondità.
La lava e i depositi piroclastici
Durante il corso della propria storia eruttiva il Vesuvio ha generato una enorme quantità di prodotti vulcanici, che si possono distinguere sinteticamente in lave e depositi piroclastici.
Le lave. Quando il magma che raggiunge la superficie ha basso contenuto in gas ed è abbastanza fluido, si generano eruzioni effusive, caratterizzate dalla emissione di lave che durante il loro percorso possono fluire fino a distanze di alcuni chilometri e dare luogo a strutture diverse: tipiche formazioni del Vesuvio sono le lave “scoriacee”, dall’aspetto rugoso con frammenti dalla superficie irregolare ed accidentata; è possibile trovare anche numerose formazioni di lave “a corda”, la cui superficie raffreddandosi rapidamente forma uno strato esterno che, ancora allo stato plastico, viene trasportato dal magma sottostante, arricciandosi in pieghe.
I depositi piroclastici. Quando il magma che raggiunge la superficie è molto viscoso e ricco in gas, si generano eruzioni esplosive: i prodotti derivanti da questo tipo di attività prendono il nome di “piroclastiti” ed i depositi ad essa associati vengono detti “depositi piroclastici”. Sono costituiti da ceneri, pomici, lapilli, bombe e frammenti del condotto vulcanico, in spessori da pochi centimetri fino ad alcuni metri, fino a distanze di alcuni chilometri dal vulcano. I maggiori depositi piroclastici prodotti dalle eruzioni del Vesuvio si rinvengono nel settore meridionale e sud-orientale, ad Ercolano e tra Terzigno e Boscoreale, e risalgono all’eruzione del 79 d.C. durante la quale immense nubi di gas e ceneri incandescenti si riversarono lungo i pendii del vulcano, fino agli abitati di Ercolano, Pompei, Stabia ed Oplonti.
I minerali
Nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio sono censite 230 specie minerali, di cui 62 sono rappresentative della località tipo di questo vulcano e 6 sono, ancor oggi, esclusive della località: questi dati fanno dell’area una delle più interessanti al mondo. Cosa sono i minerali…
La ricchezza di varietà di specie minerali presenti nel complesso Somma-Vesuvio è dovuta alle diverse modalità di formazione dei minerali stessi, che si sono originati da eruzioni effusive, esplosive o da attività fumaroliche.
Tra i minerali prodotti dalle eruzioni esplosive, rappresentati da blocchi strappati dal condotto eruttivo e dalla camera magmatica e rigettati sulla superficie da eventi eruttivi parossistici si trovano aragonite, analcime, phillipsite-K, thomsonite, “granato”, meionite, spinello, vesuvianite, magnetite, zircone, magnetite, ”pirosseno” ed altri ancora. Tra i minerali prodotti dalle eruzioni effusive vi sono quelli presenti nelle colate laviche (augite, leucite, magnetite, “olivina”, sanidino, sodalite, vonsenite ecc. Tra i minerali prodotti dalle fumarole ci sono aftitalite, cotunnite, ferruccite, tenorile ed altri ancora.
Leucite: abbonda nelle lave del Vesuvio e del Somma, facilmente riconoscibile all’interno di colate di lava, di lapilli o di bombe vulcaniche come delle macchioline di colore chiaro (bianco-grigiastro) costituite da cristalli anche di grosse dimensioni.