Dopo un’eruzione, quando la lava si è raffreddata e consolidata, il substrato appare completamente privo di vegetazione e di humus; eppure oggi, osservando il Somma-Vesuvio, non si può fare a meno di posare lo sguardo sulle tante aree ricoperte da vegetazione rigogliosa, associazioni di macchia mediterranea e formazioni forestali.

Viene allora la curiosità di chiedersi in che modo luoghi pressoché aridi e privi di vegetazione possano trasformarsi in ecosistemi complessi e diversificati.

La risposta è in un fenomeno naturale, noto come “successione ecologica”. Tutti gli ecosistemi sono in continua trasformazione: le comunità animali e vegetali si susseguono nel tempo adattandosi alle condizioni ambientali che nel tempo di modificano; alcune specie scompaiono e al loro posto se ne insediano altre.

© Carlo Falanga

Gli organismi in grado di avviare il processo di colonizzazione, riuscendo, nel caso di un vulcano, a colonizzare le inospitali lave sono generalmente poco evoluti, molto resistenti e capaci di esercitare un’azione modificatrice sul substrato, rendendolo più adatto ad altre specie, che progressivamente si insediano ed a loro volta determinano ulteriori modificazioni ambientali.

Grazie alle loro capacità di adattamento, i primi colonizzatori sono definiti “specie pioniere”, e sono rappresentati principalmente da licheni e muschi.

Dopo un’eruzione, le specie pioniere iniziano la colonizzazione dello strato lavico e formano un substrato organico su cui cominciano a svilupparsi dapprima le felci e le graminacee più semplici, le quali a loro volta producono la materia organica necessaria alla colonizzazione del suolo da parte di arbusti ed altre piante con apparato radicale ben sviluppato.

Le lave delle eruzioni vesuviane più recenti (1944, 1929, 1906) sono diffusamente colonizzate dai licheni, capaci di insediarsi sulla roccia nuda e di disgregarla mediante degli essudati acidi.

Il lichene dominante delle lave del Somma-Vesuvio è certamente lo Stereocaulon vesuvianum, dal tipico aspetto grigio e filamentoso, a cui sulle colate più antiche si affiancano specie pioniere arbustive tra cui la Valeriana rossa (Centranthus ruber), l’Elicriso (Helichrysum litoreum), il Cisto (Cistus sp.), l’Artemisia (Artemisia campestris) e una ricca varietà di graminacee.

A loro volta queste associazioni preparano il terreno per l’instaurarsi dei tipici ginestreti, costituiti da Ginestra odorosa (Spartium junceum), Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) e Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), che con i loro caratteristici fiori giallo intenso conferiscono ai versanti del Vesuvio un aspetto ben noto al turista.

L’itinerario migliore per l’osservazione delle specie pioniere è il n. 9 “Il fiume di lava”, che in breve tempo conduce su un braccio della colata lavica del 1944, meta escursionistica di grande fascino, ma è facile imbattersi in distese di Stereocaulon vesuvianum e Valeriana rossa anche lungo la Valle dell’Inferno e nella Riserva Forestale “Tirone – Alto Vesuvio”.

Uno scorcio panoramico di rara bellezza, interessante anche per l’osservazione di diversi stadi di una successione ecologica, è offerto dal sentiero n. 3 “Il Monte Somma”, dove, poco oltre il cancello di ingresso è possibile affacciarsi su una colata lavica e osservare in poco spazio da lava nuda a fitti ginestreti, da specie pioniere a boschi di leccio.