Le ville rustiche romane
Interessantissimo è il patrimonio delle villae rusticae, fattorie e ville-fattorie, nell’area dell’ager Pompeianus, il suburbio pompeiano, che costituivano gli elementi della rete produttiva operanti nel I sec. d.C. alle pendici del Vesuvio e nella vicina piana del fiume Sarno. Nel territorio di Boscoreale, in particolare, gli scavi archeologici, tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, hanno portato alla luce numerose strutture, come Villa della Pisanella, successivamente reinterrati.
Esse hanno consentito la scoperta ed il recupero di decorazioni parietali e pavimentali e di oggetti di valore, oggi nelle collezioni, tra le altre, del Museo Nazionale di Napoli, del Louvre di Parigi, del Metropolitan Museum di New York.
Villa Regina
Tra le ville rustiche censite, circa trenta, la più famosa è Villa Regina a Boscoreale. In essa l’attività principale era la produzione di vino: ne sono testimonianza la presenza di ambienti destinati alla torchiatura dell’uva, con la vasca di pigiatura (calcatorium) e gli apprestamenti fissi per il montaggio del torchio ligneo (torcular), e la grande cella vinaria con gli orci fittili infossati (dolia defossa) per la conservazione del vino.
Il Miglio d’Oro
Il Miglio d’Oro è quel tratto di fascia costiera, oggi SS18, che dai quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio e Barra conduce a Torre del Greco attraverso San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano, tra il Vesuvio e il Golfo di Napoli e che racchiude ben 122 ville che dal 1997 sono patrimonio di Biosfera dell’Unesco.
Nel 1738 Carlo di Borbone e la consorte scelsero Portici per costruire una nuova Reggia: di qui il proliferare di sontuose ville e vasti giardini, in stile rococò e neoclassico, che la corte dei nobili a seguito dei Borbone affidarono all’opera di famosi architetti tra i quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice e che oggi sono ancora visibili nel territorio dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco.
E’ possibile realizzare due percorsi: il Museo diffuso del Territorio e delle Ville Vesuviane che si snoda nel territorio di Ercolano e che consente la visita a Villa Campolieto, Villa Ruggiero e al Parco sul Mare della Villa Favorita; il Museo Leopardiano di Villa delle Ginestre a Torre del Greco nel quale è proposto un percorso guidato dedicato alla conoscenza di Giacomo Leopardi che qui ebbe l’ultima dimora e nella quale compose “La Ginestra” e “Il Tramonto della Luna”.
Borgo medievale del Casamale
Di grande interesse storico-architettonico, il Casamale è l’unico borgo medievale all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Vesuvio. Esso presenta una cinta muraria, di origine angioina, modificata nel 1467 per volere di Ferrante I d'Aragona che fece costruire un imponente struttura per la difesa militare di Napoli su un disegno più moderno del precedente che vedeva un tracciato di 1300 metri di altezza variabile interrotto da grandi torri semicilindriche. Il Borgo era isolato dal contesto da due alvei naturali ancora oggi esistenti: Alveo Fossa dei leoni ad est e Alveo Cavone ad ovest.
Incuneata nella cinta muraria vi è la Chiesa delle Alcantarine abitata dalle suore Carmelitane prima, dalle Suore francescane delle Alcantarine poi ed, infine, dai Padri Trinitari.
All’interno del Borgo vi è la Chiesa della Collegiata che conserva una splendida soffittatura, con tarsie nel legno indorato con oro zecchino che rappresentano spirali di vegetali e putti nudi, un pulpito in legno, un organo a canne del Settecento ed il coro ligneo.
Castello d’Alagno
Si tratta dell’abitazione fortificata realizzata dagli aragonesi nel 1458 nel territorio di Somma Vesuviana per volontà di Lucrezia d’Alagno, amante del re Alfonso I d’Aragona, la quale elesse questo luogo a suo ritiro dopo la morte del re. Il castello sorge all’esterno delle mura aragonesi, proprio a ridosso del borgo medievale del Casamale e in direzione del Monte Somma.
Il nuovo edificio sostituì il vecchio castello aragonese che era posto più a monte, in località Santa Maria a Castello. Tale edificio risale al X secolo; l’abbandono e le eruzioni restituiscono oggi solo pochi resti.
Nel corso del tempo il Castello è passato nelle mani di vari proprietari, fra i quali anche il Principe De Curtis, in arte Totò, fino ad arrivare al 1998, quando il Comune lo acquistò per realizzarvi un museo e una biblioteca.
Palazzo Mediceo
Si tratta di una costruzione longobarda. Le prime testimonianze certe, sono databili fra il 1039 -80. Nel 1083 ospitò papa Gregorio VII, nel suo viaggio verso Salerno in fuga da Enrico IV. In seguito il maniero ha avuto altri nobili proprietari, come Fabrizio Maramaldo, don Cesare Gonzaga ed il figlio don Ferrante, prìncipi di Molfetta, fino a passare alla famiglia dei Medici.
È il 15 maggio del 1567 quando don Bernadetto de Medici, nipote di Cosimo il Vecchio, acquista la rocca, chiamata da tutti "Palazzo del Principe" e tutto il feudo. Attualmente ospita la sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Nel 1587, con bolla di Papa Sisto V, l’umile cappella del paese di Trecase fu eretta a parrocchia ed intitolata a Santa Maria delle Grazie. Nel 1589, ormai insufficiente, la Chiesa venne riadattata e ristrutturata in maniera più ampia e degna per una popolazione in continua crescita.
Oggi costituisce uno splendido esempio di architettura barocca contenente opere d’arte d’importante ed indiscutibile valore artistico. Nel 1700, epoca d’oro delle ville vesuviane, molte famiglie nobili napoletane e locali fanno costruire residenze estive nel territorio: sfruttando questo slancio, nel 1723 la Chiesa di S. Maria delle Grazie viene ristrutturata ed allungata, assumendo di fatto la configurazione che attualmente la caratterizza.
Masseria Casa Bianca
Situata sul versante vesuviano nel comune di Boscotrecase, all'estremità superiore di Via Cifelli, deve la propria definizione all’attintatura a calce che la faceva risaltare in relazione alla localizzazione isolata nel mezzo di ampi pendii ricoperti di scura e brulla lava.
Sin dalla seconda metà del XIX secolo, oltre che a masseria, fungeva da locanda, osteria e punto di sosta per far riposare i cavalli dei viaggiatori che si accingevano ad ascendere il Gran Cono. Tra i tanti viaggiatori che vi transitarono va menzionato in particolare il "socio" del C.A.I. di Milano sacerdote Achille Ratti, asceso in seguito al soglio pontificio con il nome di Pio XI.
Da un punto di vista architettonico Casa Bianca si distingue per un'affascinante area porticata, in origine coperta con una volta a botte, probabilmente ispirata da una soluzione simile adottata per il restauro ricostruttivo della Casa delle Nozze d'Argento negli Scavi di Pompei.
Chiesa di S. Maria di Pugliano ad Ercolano
E’ il più antico santuario della zona vesuviana, esistente già dall'undicesimo secolo e basilica pontificia dal 1574. Essa era già conosciuta in epoca medievale quando furono ritrovati, durante lo scavo per la costruzione della chiesa, due bei sarcofagi di età romana ancora oggi conservati nella chiesa e sicuramente degni di interesse artistico.
Esternamente la Basilica si presenta come un insieme di edifici di epoche diverse e della struttura originaria resta solo il campanile. Nella chiesa, il cui impianto è a tre navate con cappelle laterali, sono custodite interessanti opere.
Complesso di Santa Maria del Pozzo
Straordinario complesso monumentale che consente di leggere la storia degli insediamenti religiosi dell'area, sepolti e ricostruiti su più livelli, in relazione alle periodiche inondazioni generate dalle pendici del vicino Monte Somma.
Secondo un'antica leggenda locale là dove oggi sorge il santuario un tempo vi era un tempio romano dedicato a Giove Sommano, successivamente trasformato in luogo di culto della religione cristiana. La piccola cappella situata all'interno del santuario, al livello più basso dello stesso è da ritenersi parte di un'antica vasca vinaria d'epoca romana che presenta, sulla volta a botte, la chiara imboccatura d'un pozzo da cui è derivata la denominazione "Madonna del Pozzo“che gode di fama miracolosa ed è all'origine dei pellegrinaggi presso l'omonimo santuario.
Sopra la cappella vi è la chiesa del 1333 edificata da re Roberto d'Angiò; la regina Giovanna d’Aragona del 1500 fece costruirvi al di sopra il convento e la chiesa.
Santuario di Madonna dell’Arco
A Sant’Anastasia il 6 aprile del 1450 un giovane, mentre giocava a palla-maglio, non riuscendo a fare andare la palla più lontano di quella del suo avversario, perché fu fermata dal tronco di un tiglio, iniziò a bestemmiare selvaggiamente e alla fine, non contento, scagliò la palla contro la guancia sinistra di un'immagine sacra raffigurata in un’edicola votiva dedicata alla Madonna detta dell'Arco perché posta nei pressi dei resti di alcuni archi di un acquedotto romano. Dall’immagine cominciò a gocciolare sangue.
Il miracolo attirò numerosissimi fedeli tanto che nel 1593 iniziarono i lavori terminati nel 1610 per la costruzione di un Santuario dedicato alla Madonna dell’Arco che inglobò l’edicola votiva e la prima chiesetta costruita intorno ad essa. Il progetto era curato dall’architetto Giovan Cola di Franco che aveva già diretto i lavori a Napoli della Chiesa di Santa Maria La Nova e della Cappella di San Gennaro della Cattedrale. Di interesse il coro di noce intagliato e le tele tra le quali l’Adorazione dei Magi attribuita a Luca Giordano, il tempietto che custodisce l’immagine sacra della Madonna commissionata nel 1621 a Bartolomeo Picchiatti.
I portali sono adornati con scene bibliche lavorate in rame. Il Santuario della Madonna dell'Arco è meta ogni anno, nel lunedì in Albis, del tradizionale pellegrinaggio dei fujenti o battenti, evento che raccoglie nel luogo di culto migliaia di fedeli.